GIANCARLO TONIUTTI, DEISON, MASSIMO TONIUTTI
(CD, 13/Silentes, 2024)
Tracklist
1 – L’Insetto Settimanale…………19:39
2 – Aghi Ad Ortografia…………3:18
3 – Il Resto Dei Vertebrati…………28:07
“Due scritti imperfetti” contains three compositions meticulously put together by Giancarlo Toniutti, Deison and Massimo Toniutti. The location chosen for this collaboration was primarily the recording studio in Udine where, in a two-year timespan, the authors met to discuss, compose, record, trim, listening back, sifting out sounds and adapting their electro-acoustic mixtures. The music or rather ‘musics’ that emerged during this progress, represent different versions of ongoing experiments, a whole construction focussed on details, those presented by ordained processes, then liberated from the order to find it again in the myriad of sound elements. Details arising while they replace and displace and reorganize vanishing fugues, and again details derived from the reinforcement of one-to-one performances, their proliferations and rarefactions in a space, unfettered. Pâte de verres, invisible spikes and wires scrape, the blend grows and gets together tapping strings, with ribs and stretchers and blowing on the borders, on excited foils, bows and hairs are skipping, slats and staves rebounds, self-built air streams, gliding tiny machines, buzz and dives, fast, faster in the space like tape and knot, stripes and stitches, and fine-tuning timbres, using chisel and timbre and detail and hundreds more modes and means, alloys and montgolfiers, groups or clusters slide away to the boundaries and details tell tales. Otherwise and inversely balanced, a true electroacoustic work before mastic, before illiteracy. |
DUE SCRITTI IMPERFETTI RECENSIONE SU THE NEW NOISE
Un contesto sonoro ispido e dai connotati ansiogeni pervade Due Scritti Imperfetti, firmato da Giancarlo Toniutti, Deison e Massimo Toniutti. Attraverso sapienti contrapposizioni di pieni e vuoti, improvvisi accumuli di concretezza materica e altrettante disintegrazioni acustiche si descrive un orizzonte sonoro angusto, foriero di terribili presagi, musicalmente vicino alle avanguardie storiche del primo Novecento in cui per la prima volta le strutture consolidate della borghesia musicale venivano sottoposte a decostruzioni iconoclastiche.
A distanza di oltre un secolo, approcci radicali come quello seguito in Due Scritti Imperfetti provocano ancora un senso di disagio, come testimoniano le atmosfere kafkiane dell’iniziale “L’Insetto Settimanale”. Raggelanti cigolii funerei ci raggiungono letali come apparizioni spettrali a cui siamo del tutto impreparati, conducendo l’ascoltatore verso una deriva allucinata e claustrofobica.
“Aghi Ad Ortografia” è un’ostinata sessione di field-recordings manipolati, assimilabile a un interludio appena prima della soverchiante e conclusiva “Il Resto Dei Vertebrati”. Non sappiamo cosa stiamo osservando ma ne percepiamo l’angoscia: riproduzione seriale di entità biologiche, forse, oppure il frenetico succedersi di ere in cui interi ecosistemi si evolvono per infine svanire del tutto nella notte del tempo. Il destino ultimo delle cose viventi, siano essi primati senzienti, imperscrutabili insetti o amorfi lombrichi.
Nella tellurica fissità dell’ultima traccia non viene in nostro soccorso alcuno struggimento romantico, nessuna melodia elegiaca a cui aggrapparci. Qui è dove finisce ogni idea di musica intesa come consolante panacea. Due Scritti Imperfetti suona come il diario di un uomo di scienza: rigoroso e spietato.
Discutere delle tecniche adottate e dei nastri manipolati è forse superfluo, anche perché l’estetica stessa dei musicisti coinvolti contempla l’accettazione dell’errore e dell’imprevisto, entrambi elementi creativi imprescindibili. A corollario dell’esperienza, l’artwork dal taglio informale e dalle molteplici chiavi di lettura, di cui una potrebbe essere che si tratti della rappresentazione della materia sottoposta a calore e pressione immensi: una schiuma quantica, stato primigenio dell’universo.(LINK)
DUE SCRITTI IMPERFETTI SU SODAPOP
Ciò che differenzia questa collaborazione del trio Toniutti/Deison/Toniutti dai mille dischi ambient fatti con lo stampino è che, fin dal primo ascolto, vi apparirà un’opera difficile, non immediatamente decifrabile, e vi spingerà ad approfondire l’ascolto (meglio se dotati di cuffie) per cercare di venirne a capo. Quasi subito coglierete il segno evidente di un’attività febbrile, dei due anni passati a scrivere, registrare, riascoltare, discutere e ricalibrare suoni e composizioni; un lavoro che si concretizza in trame intricate, suoni dissonanti, spettri di spazi vuoti e frequenze al limite della saturazione: a voi sta scoprirne e decifrarne le logiche; completare, se vorrete, i Due Scritti Imperfetti.
L’album consta di due lunghi brani – col breve e brulicante Aghi Ad Ortografia a fare da cerniera – che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro.
L’Insetto Settimanale (titolo notevolissimo!) è una sinfonia post-industriale che trasmette un senso di profonda decadenza; lo fa attraverso rumori meccanici dalle cadenze disarticolate, droni profondi, suoni concreti, stridori: tutti concorrono a disegnare uno spazio chiuso, ampio e vuoto, attraversato da un senso d’abbandono e di sgretolamento. Ma c’è anche altro: talvolta la tensione monta e ci troviamo accompagnati da un’inusuale colonna sonora, che fa emergere un aspetto narrativo non così scontato; altrove il suono si addensa e si fa pesante, prima di rarefarsi e diventare quasi impalpabile, come se delle presenze si materializzassero per poi dissolversi. Se sono solo suggestioni, sono comunque incredibilmente reali.
Il Resto Dei Vertebrati vira decisamente più sul massimalismo: qui l’impegno sta nel distinguere – nei primi venti minuti di tempesta metallica-melodie, ritmi, frammenti di suono, che corrono sottotraccia e riuscirne a godere, a discapito nel rumore imperante. Poi, a otto dalla fine, tutto comincia a scemare, finendo per perdersi nel silenzio come in una nebbia lontana.
Esempio di autentica musica di ricerca, Due Scritti Imperfetti mette in scena il dissolversi e ricomporsi delle forme sotto l’influsso delle relazioni che i tre musicisti instaurano l’uno con l’altro e con la materia sonora di volta in volta prodotta. Un dinamismo e un’apertura che ritroviamo anche l’atto della fruizione di un album che, pur dotato di una propria, spiccata personalità, non si dà mai in modo definitivo all’ascoltatore.(LINK)
DUE SCRITTI IMPERFETTI ON CITR’s 24 Hours of Radio Art
Shining brightly on my list of excellent albums to review, comes ‘due scritti imperfetti‘ (two imperfect writings), and for the record, I think it’s more perfect than they let on. Carefully sculpted noises that blend with the environment they were placed in so well, that they create a new world of sound. This is brilliance taken to a higher level. You need this! (LINK)
DUE SCRITTI IMPERFETTI SU VER SACRUM
Due scritti imperfetti, una collaborazione tra Giancarlo e Massimo Toniutti insieme a Deison, è un album sperimentale, caratterizzato da una struttura musicale ricercata e complessa. Pubblicato su Silentes, il progetto incarna una combinazione di suoni astratti e spesso dissonanti, uniti da un approccio elettroacustico che coinvolge strumenti non convenzionali e tecniche di registrazione sperimentale.
Il processo creativo dietro quest’opera punta alla destrutturazione sonora: elementi sonori sono raccolti, stratificati e manipolati per evocare sensazioni di spaesamento e immersione, dove ogni traccia è come una microcomposizione unica. I suoni passano tra materiali fragili come vetri e corde e toni risonanti, costruendo un paesaggio uditivo che riflette una spazialità rarefatta, a volte inquietante e sempre enigmatica. È come se ogni elemento sonoro fosse scolpito e plasmato da gesti musicali quasi artigianali, frutto di una visione radicale e intransigente.
Il lavoro si allinea a un’estetica minimalista e concettuale che richiama le opere della musica concreta e della sperimentazione d’avanguardia degli anni ’70 e ’80, ma reimmaginato attraverso una lente contemporanea che spinge i limiti della musica ambientale ed elettroacustica. Due scritti imperfetti è un esempio di come la musica possa sfidare le convenzioni, rivolgendosi agli appassionati del suono puro e degli esploratori musicali interessati all’interazione tra rumore, spazio e forma. (LINK)
DUE SCRITTI IMPERFETTI ON VITAL WEEKLY
The Toniutti brothers still live in Udine, where they have their studio. Over two years, they worked with Italian musician Deison on the three pieces on this CD. It is an interesting combination of musical talents, even when it made me realise I don’t know much about them and how they work. Perhaps I think I know about the Toniutti brothers. I always think of them as creators of long-form installation pieces, wood, ropes, and metal bits they play, each in their unique way. Did they ever work together? That’s a question for another day. Cristiano Deison, I know, as someone with a guitar
and many effects, but maybe there’s not much of this here. There are three pieces on this CD; the two bookend pieces are pretty long, and there is a short, three-minute track in between. It curiously sounds exactly like I would expect it to sound, and you’re wrong to think I am disappointed; I love it.
There’s an almost poetic thing on the website that is too good not to quote in full: “Pâte de verres, invisible spikes and wires scrape, the blend grows and gets together tapping strings, with ribs and stretchers and blowing on the borders, on excited foils, bows and hairs are skipping, slats and staves rebound, self-built air streams, gliding tiny machines, buzz and dives, fast, faster in the space like tape and knot, stripes and stitches, and fine-tuning timbres, using chisel and timbre and detail and hundreds more modes and means, alloys and montgolfiers, groups or clusters slide away to the boundaries and details tell tales.” That sums it up for me very well. To me, that
says the music is very much this large acoustic object (or more) to be plucked, tapped, bowed, scraped and whatever else one can apply to get sound out of it. It was not a single time to play it, but I imagine they recorded a lot of times and then, via a complicated process, edited, mixed, reduced and expanded the material. The music has beautiful density, long, complex structures, and clear-cut sections. But it remains obscured music also, part of that density, I guess, which makes it very mysterious. If anything, the three pieces remind me of most of Giancarlo’s solo work, and his input might be significant. But that’s not to say the other two are helping hands only. It’s hard to figure out who did what here, but the result is fantastic. An excellent example of an electro-acoustic work. (FdW) (LINK)